Leonardo Tartabini

“In tutta onestà, solo dopo essermi iscritto all’università ho capito veramente cosa avrei voluto fare da grande.”

Nome: Leonardo Tartabini

Provenienza: Macerata (MC)

Studi: Ingegneria Meccanica

Cosa ti ha spinto a iscriverti a Ingegneria Meccanica al Politecnico di Milano?

Matematica e fisica erano le mie materie preferite al liceo, perciò ho sempre voluto continuare su quella strada. Ingegneria mi è da subito sembrata l’opzione migliore in termini di equilibrio tra contenuti e prospettive lavorative, però non sapevo ancora esattamente quale corso di studi avrei scelto. Illuminante è stata per me un’esperienza estiva in uno studio di architettura fatta al terzo anno di superiori: in quel momento ho escluso definitivamente sia ingegneria civile che edile. Dopo aver attentamente analizzato tutti gli altri profili, l’indecisione era tra ingegneria dell’automazione e ingegneria meccanica. Ho scelto ingegneria meccanica dopo aver partecipato all’open day. Sono rimasto molto colpito dal modo in cui professori e studenti hanno presentato il corso di studi. Inoltre, proprio in questa occasione ho scoperto che il Politecnico di Milano offre moltissime specializzazioni e che i corsi della magistrale sono erogati esclusivamente in inglese. Da quel giorno non ho più avuto dubbi sul fatto che mi sarei iscritto al Politecnico di Milano.

Quanto partecipare all’open day ti ha aiutato nel prendere la tua decisione?

È stato determinante. Mi ha stupito da subito con quanta cura fosse stato organizzato l’intero evento, oltre alla precisione e alla passione con cui i professori hanno presentato i vari corsi. L’evento ti permette di conoscere l’intera comunità del Politecnico e, attraverso i singoli stand, offre la possibilità di guardare da vicino le attività svolte e di potersi confrontare con altri studenti, trovando le risposte ad alcuni dei dubbi comuni a chi si affaccia al mondo delle università per la prima volta. Lo consiglio fortemente.

Sei soddisfatto della tua scelta?

Certamente. In primis perché il piano di studi di ingegneria meccanica, seppure molto rigido, affronta argomenti vari e li tratta in maniera approfondita fin da subito. Infatti, sin dal primo anno, gli studenti imparano a modellare e progettare utilizzando diversi software CAD (Computer-Aided Design) grazie al corso di Disegno e a utilizzare MATLAB durante il corso di Informatica. Una caratteristica tutta a vantaggio degli studenti. In secondo luogo, il fatto che i corsi della magistrale siano in inglese è uno stimolo costante a imparare la lingua e farla propria. Studiare e sostenere esami in inglese è stato fondamentale anche per riuscire con risultati eccellenti durante la mobilità, cosa di cui vado molto fiero. Ricordo benissimo quanto siano rimasti molto soddisfatti anche i Professori dell’università ospitante, altro motivo di orgoglio.

Hai detto che hai partecipato ad un programma di mobilità. Come hai vissuto questa esperienza?

Mi sono iscritto all’università convinto che prima o poi sarei partito. Mi sono informato da subito, si è trattato semplicemente di valutare quale fosse il momento migliore per fare domanda. Allience4Tech ha attirato da subito la mia attenzione, però ero scettico sul presentare la domanda, convinto di non avere i requisiti per essere selezionato. È stato uno dei miei compagni a convincermi e se ho vissuto questa esperienza lo devo anche a lui. La mobilità mi ha cambiato, soprattutto a livello personale. Nei mesi in cui sono stato a Berlino, ho imparato ad avere fiducia nelle mie capacità e ho trovato quella sicurezza per potermi esprimere in pubblico senza troppi timori. La seconda mobilità a Parigi è stata un po’ sofferta, poiché la pandemia ha ridotto il tutto alle sole lezioni a distanza dopo poco più di un mese dal mio arrivo. Nonostante le difficoltà e gli imprevisti, in generale, sono molto contento dell’esperienza. Considerato che ho vissuto parte della mia mobilità nel bel mezzo di una crisi sanitaria, non ho sicuramente cambiato idea su quanto valga la pena partire. Sono fortemente convinto che non esistano motivazioni valide (escluso quelle relative alla famiglia e alla salute) per non partire, forse più di quanto non lo fossi già.

Pensi che iscriverti a ingegneria meccanica ti abbia permesso di realizzare il tuo sogno?

Ho cambiato idea molte volte su cosa volessi fare da grande. Da piccolo sognavo di fare il cameriere. Poi, alle elementari, ho cambiato idea dopo aver scoperto la paleontologia: amavo i dinosauri e ho deciso che avrei fatto il paleontologo. Crescendo, invece, ho capito che avevo una propensione per le materie scientifiche senza però avere ancora un’idea precisa a proposito del mio futuro. In tutta onestà, ho capito veramente cosa volessi fare da grande solo dopo essermi iscritto all’università. Oggi dico sinceramente che voglio fare l’ingegnere meccanico e che sicuramente ho realizzato il mio sogno, anche se non quello che avevo da bambino.

C’è un consiglio che ti senti di dare a chi vorrebbe intraprendere lo stesso percorso?

Sii motivato. Se non sei convinto, allora non è la strada giusta. Non è un percorso semplice e solo la determinazione potrà aiutarti a superare tutti gli ostacoli.

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