“La mia sfida più grande è stata lasciare la Sicilia per trasferirmi a Milano, però aver trovato alloggio in un campus mi ha aiutato moltissimo. Sono entrato a far parte di una comunità e non mi sono mai sentito solo.”
Perché hai scelto di iscriverti a ingegneria meccanica al Politecnico di Milano?
L’ingegneria meccanica mi ha sempre affascinato. Anche se, devo ammettere per un periodo ho considerato anche ingegneria gestionale. La mia aspirazione era quella di avere, in futuro, la possibilità di ricoprire un ruolo importante in un’azienda ed ero convinto che se avessi scelto ingegneria meccanica mi sarei precluso questa opzione. In seguito, grazie al sito di Alumni mi sono reso conto che la mia percezione era completamente sbagliata. Infatti, il sito è pieno di testimonianze di ingegneri meccanici che sono arrivati esattamente dove vorrei arrivare io. A quel punto ho realizzato che iscrivermi a gestionale sarebbe stato per me un ripiego. Del Politecnico di Milano, invece, sapevo solo che fosse un’ottima università. Però, per me, frequentare l’università voleva dire comunque doversi spostare, visto che sono cresciuto in una piccola cittadina della Sicilia. Diciamo che ho deciso di lanciarmi e non c’è giorno che mi penta di questa scelta.
Qual è stata la sfida più grande che hai dovuto affrontare?
Senza dubbio trasferirmi dalla Sicilia a Milano, anche se in verità non è stato così traumatico come si potrebbe pensare. Sicuramente l’impatto è stato forte e penso che sia normale quando ci si trasferisce in una città molto più grande rispetto a quella di origine. Bisogna riadattarsi, abbracciare uno stile di vita nuovo e una routine diversa. Inoltre, sono convinto che aver trovato alloggio in un campus insieme ad altre persone che come me venivano da altre parti d’Italia mi abbia aiutato tantissimo. Di fatto sono entrato a far parte di una comunità e non mi sono mai sentito solo.
Raccontaci un po’ della tua esperienza del campus a Milano.
Il campus di merito Collegio di Milano è un complesso di residenze che ospita studenti meritevoli italiani e stranieri. Situato nella zona di Famagosta, il campus è sostenuto dalla Fondazione Collegio delle Università Milanesi, di cui il Politecnico di Milano è membro, ed è riconosciuto dal MIUR. L’idea di fare domanda per un campus nasceva dal fatto che Milano non era facilmente raggiungibile per valutare di persona un eventuale stanza/appartamento in affitto. Una volta inviata la candidatura, mi sono sottoposto al processo di selezione che guarda più agli aspetti psicologici che tecnici. Il processo si divide in tre parti: prima si fa un lavoro di gruppo che serve a valutare l’interazione con le altre persone; segue un colloquio individuale con gli psicologi che ti chiedono la tua esperienza; infine, un test di inglese valutativo con eventuale inserimento in uno corsi di lingua offerti dal campus. Inoltre vengono presi in considerazione il voto di diploma, ma anche la carriera pregressa e l’intraprendenza. Con la selezione e la firma del patto formativo, lo studente si impegna a mantenere una determinata media fino a quando intende usufruire del servizio. Io mi sono trovato molto bene: da un lato avevo la mia stanza e il mio bagno; dall’altro mi bastava varcare la soglia per conoscere tanta gente, continua fonte di nuovi stimoli e idee. Inoltre il campus offre possibilità di partecipare a progetti multidisciplinari organizzati da enti esterni durante il percorso di studi, entrare a far parte di una community e/o start-up. Sono sincero quando dico che sono contento di aver colto questa opportunità.
Sembra proprio che tu abbia vissuto l’università nel migliore dei modi, grazie anche alla combinazione di una serie di elementi favorevoli. C’è stato un momento durante la tua carriera universitaria in cui ti sei sentito maggiormente in difficoltà?
Decisamente al primo anno. Al liceo ero tra i più bravi della mia classe e della mia scuola. Pensavo che una volta arrivato a Milano mi sarei rapportato con gente pressoché al mio livello. La realtà dei fatti era decisamente diversa: mi sono ritrovato a condividere l’aula con gente che sapeva molte cose più di me e ad ascoltare lezioni tenute da Professori che mi sembravano incomprensibili. Mi ci sono volute due settimane per entrare nell’ottica che l’università non avesse nulla a che fare con il liceo. Non convinto, però, mi sono lasciato influenzare da questa mia paura e per i primi mesi mi sono dato ad uno studio “matto e disperatissimo”. Solo dopo ho capito che certamente avrei dovuto studiare, ma a nulla serviva affannarsi. Con costanza e determinazione si possono raggiungere ottimi risultati.
Vivere in una residenza ha influenzato la tua scelta di partecipare ad un programma di scambio o c’è stato un altro motivo che ti ha spinto a partire?
Non credo, almeno non in maniera conscia. Sebbene mi sia iscritto all’università sapendo che prima o poi sarei partito, il motivo che mi ha spinto a ha partecipare andava oltre il voler vivere in un campus internazionale. Ero fermamente convinto che l’esperienza all’estero mi avrebbe aiutato sconfiggere del tutto la mia timidezza che ancora trovava conforto nell’ostacolo linguistico. Desideravo raggiungere una padronanza della lingua inglese tale da permettermi di esprimermi senza timori e con la sicurezza di riuscire a trasmettere le mie conoscenze soprattutto in contesti internazionali. Alliance4Tech mi ha aiutato non solo a raggiungere il mio obiettivo, ma mi ha anche insegnato quanto sia importante curare il modo in cui si comunica il proprio lavoro, sia al team che al pubblico. A coloro che vorrebbero partire dico: non abbiate paura ad abbandonare la vostra zona di comfort. Le difficoltà ci saranno e bisognerà adattarsi, però alla fine ognuno seguirà il suo percorso unico e naturale di crescita personale e professionale. Avrai progetti, momenti e storie da raccontare, anche in sede di colloquio.
Qual è la tua aspirazione una volta terminati gli studi?
Nel corso degli anni mi sono appassionato sempre di più all’applicazione delle tecnologie informatiche in campo meccanico. Di conseguenza oggi la mia aspirazione è raggiungere un livello di astrazione sempre più alto. In altri termini, allontanarmi dalla meccanica legata alla fisica e ai materiali, e lavorare a progetti che toccano livelli in cui la meccanica si avvicina all’uomo per essere a servizio dell’uomo, come per esempio l’intelligenza artificiale.
Pensi che la tua preparazione sia utile alla realizzazione del tuo sogno?
La preparazione offerta da corso di studi di ingegneria meccanica apre tantissime porte, anche in ambiti che a prima vista possono sembrare professionalmente distanti. Tante sono le testimonianze di ingegneri che lavorano in settori non propriamente meccanici e traggono vantaggio proprio dalla loro formazione. Da questo punto di vista sono molto fiducioso sul fatto che in futuro realizzerò il mio desiderio.
Scopri di più sul programma di Laurea Magistrale in Ingegneria Meccanica.