“L’impegno prima o poi paga. Vedersi finalmente riconosciuti tutti gli sforzi è sicuramente motivo di orgoglio e una spinta a continuare in quella direzione.”
Perché hai scelto di iscriverti a ingegneria meccanica al Politecnico di Milano?
Mentirei se dicessi che non ho considerato altre realtà, anche se il POLIMI è sempre stato il mio chiodo fisso, considerando i miei interessi e quello che avrei voluto fare. La mia scelta tuttavia è stata dettata non solo dalla qualità didattica e dall’eccellenza nel campo dei veicoli, nel quale ho scelto di specializzarmi, ma anche per le relazioni che il Politecnico ha con università, centri di ricerca e aziende nazionali e internazionali.
Come è stato trasferirsi a Milano? Quali opportunità pensi che offra il fatto che il Politecnico abbia sede proprio in questa città?
Avevo sempre sognato Milano e non ha mai deluso le aspettative. Milano è una città europea e offre tantissime possibilità, a tutti i livelli. Posso affermare con certezza che trasferirmi a Milano mi ha reso una persona più “smart”, dovendomi adattare a ritmi e stili di vita diversi da quelli provinciali a cui ero abituato e che, grazie a questa esperienza, ho comunque imparato ad apprezzare. Milano mi ha anche permesso di coltivare vecchi e nuovi hobby: qui ho avuto l’occasione di continuare a suonare e di scoprire nuove discipline, come il Krav Maga, che in una realtà di provincia sono sicuramente poco conosciute e praticate. Il fatto che il Politecnico sia inserito in un contesto internazionale come Milano crea infinite opportunità a livello accademico e post-accademico, perché permette di sviluppare una fitta rete di contatti, spesso anche in maniera non del tutto conscia.
Quale pensi sia stato il risultato più soddisfacente del tuo percorso accademico?
Prima di rispondere devo fare una premessa. Il mio percorso di studente è stato un percorso in continua crescita. Le difficoltà all’inizio sono state tante, però con il tempo ho acquisito la consapevolezza necessaria per imparare a calzare i panni che avevo scelto di indossare. Questo spiega perché credo che il risultato più soddisfacente della mia carriera universitaria sia stato vedere la responsabile degli scambi internazionali della TU Berlin chiamare singolarmente tutti i Professori con i quali avevo sostenuto i miei esami per accertarsi che i voti, tutti equivalenti al massimo, mi fossero davvero stati assegnati. Sono sincero quando dico che all’inizio ero incredulo anche io tanto quanto lo fosse lei, visto che prima di allora non avevo mai visto sul mio libretto un voto così alto. Eppure il fatto che mi fossi sentito a mio agio e l’aver preso coscienza delle mie capacità mi ha premesso di raggiungere risultati eccellenti, oltre le mie aspettative. Una volta accertatasi che i voti fossero reali, la responsabile, italiana trasferitasi all’estero, ne ha stampata una copia e appesa sulla sua bacheca come esempio di “eccellenza italiana all’estero”. Questa esperienza mi ha insegnato che l’impegno prima o poi paga, e vedersi riconosciuti tutti gli sforzi è sicuramente motivo di orgoglio e una spinta a continuare in quella direzione.
Il Politecnico offre tanti servizi. Quali di questi pensi che abbiano avuto un ruolo fondamentale durante i tuoi studi?
Gli spazi comuni sono stati per me fondamentali, perché lavorando in team non può mancare il confronto. Ogni attimo di scambio serve a migliorare la propria esperienza, accademica e non. Lo studio è importante, ma senza questi momenti non è completo. Se oggi sono quello che sono lo devo alle persone che ho incontrato in questi cinque anni, inclusi i due colleghi con cui ho condiviso il mio intero percorso. Il continuo scambio unito alla tenacia mi hanno permesso anche di raggiungere la media per ottenere una borsa di studio per merito, un traguardo di cui vado molto fiero.
Il corso di studi di meccanica mette a disposizione degli studenti un ventaglio ampissimo di programmi di scambio. Hai partecipato a uno di questi? Raccontaci la tua esperienza.
I programmi sono tanti e diversi, tutti pensati per beneficiare sia lo studente sia le Università che ne prendono parte. Il processo è lungo in termini di burocrazia ma non bisogna scoraggiarsi, perché alla fine ne sarà valsa la pena. Il guadagno in termini di esperienza di vita, di conoscenza e di apertura mentale non ha eguali. Questa esperienza permette di mettersi in discussione, sempre. Si impara a confrontarsi con culture e idee diverse, a trovare mezzi per comunicare e sormontare gli ostacoli, a mettersi in gioco parlando e apprendendo lingue diverse, ad appassionarsi a materie nuove e diverse, a vivere esperienze uniche. Io ho partecipato ad Alliance4Tech e sono molto contento di averlo fatto, perché sono opportunità che creano opportunità. Per esempio, a Parigi sono volutamente entrato in un team di soli francesi per la progettazione di un veicolo autonomo del quale ero responsabile della dinamica. Il dover parlare solo francese mi ha spinto a utilizzare uno strumento già mio fino ad allora poco usato, seppur con tutte le difficoltà del caso. A Berlino, invece, sono entrato per la prima volta in una Galleria del Vento e ne ho appreso il funzionamento. Questa esperienza mi ha poi permesso di sfruttare la Galleria del Vento di Bovisa per portare avanti il mio progetto di tesi. Ancora oggi non riesco a quantificare quello che questa esperienza mi ha lasciato, ma di una cosa sono sicuro: l’occasione fa l’uomo ladro e in questo caso essere ladri arricchisce oltre ogni limite.
Credi di aver realizzato il tuo sogno scegliendo ingegneria meccanica al Politecnico di Milano?
Il mio sogno da bambino era quello di fare il pompiere. Ho cambiato idea quando avevo circa 7 anni e da allora ho cominciato ad appassionarmi ai motori. Da quel momento in poi la risposta alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?” è sempre stata “Le macchinine rosse”. Per strada mi illuminavo ogni volta che sentivo il rombo di un motore e, affinando le mie orecchie da musicista, mi esercitavo a riconoscerne i diversi suoni. Eppure, solo con il tempo ho realizzato che i motori erano la mia unica passione. Il mio percorso accademico al Politecnico mi ha sicuramente permesso di coltivarla ma, soprattutto, mi ha permesso di conoscere e appassionarmi a nuovi aspetti della progettazione dei veicoli. Grazie alla specializzazione in Ground Vehicles ho trovato il giusto equilibrio tra passione e apprendimento della gestione dei veicoli in tutti i loro aspetti. A oggi credo che il mio sogno di vita, nel senso stretto del termine, sia ancora tutto da realizzare ma mi sento fortunato a poter dire di essere sulla buona strada.
C’è un consiglio che ti senti di dare ai futuri studenti?
In primis, di non studiare per il voto perché i risultati con il tempo arriveranno comunque. Un consiglio a chi invece non è sicuro di voler fare un’esperienza all’estero è di fidarsi della luce che brilla in tutti quelli che hanno trovato il coraggio di partire. Non ve ne pentirete.
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